BIOGRAFIA E TESTI CRITICI
Cristina Alice Calderara Jaime
Sono nata nel 1968 nel Canton Ticino Svizzera. Dopo aver vissuto i primi anni di vita nel canton Argovia e Canton Grigioni ritorno in Ticino nel 1978. Dal 2001 vivo e lavoro ad Arosio. Nel 2010 ho acquistato una casa rivisitandola a spazio creativo e dal 2018 vi organizzo mostre di artisti locali e non solo.
Sono erede di una stimolante tradizione famigliare dove la creatività si fondeva con il quotidiano in modo naturale.
così ho iniziato, accumulando, toccando, plasmando, integrando, scoprendo quello che mi passava per le mani
Avendo una formazione e un’esperienza in ambito psichiatrico e sociale, sono interessata al tema della comunicazione nelle relazioni interpersonali e con il mondo circostante. Il vortice di emozioni che ne scaturisce mi stimola a lavorare contemporaneamente su più fronti: pittura, scultura, installazioni e performance; con materiali illimitati, organici ed inorganici. Con il mio lavoro cerco di catturare, senza freni, l’essenza di ciò che voglio trasmettere, sperimentando varie tecniche espressive.
gli oggetti, i materiali da sempre mi attraggono come se fossero delle calamite: impossibile non raccogliere un pezzo di legno particolare, qualche ciottolo, dei ferri abbandonati o quant’altro
é come se l’oggetto stesso mi chiamasse a sé facendomi intravvedere le sue molteplici evoluzioni
L’ispirazione e una costante ricerca introspettiva accompagnano il mio percorso artistico. Due viaggi significativi in Messico (Chapas) e in Venezuela (Delta Amacuro, presso gli indigeni Warao, “la gente delle canoe”) e l’opportunità che mi sono data e che loro hanno accolto di avvicinarmi alla loro cultura mi hanno permesso di riavvicinarmi al mio lato più istintivo. Mi sono identificata in questa modalità diretta, naturale ma autentica, profonda, in armonia con la natura esterna ed interna. Quando entro nel mio atelier mi vesto di questa istintività e lascio libero quanto di più profondo e intrinseco vuole fluire. Nel 2013 ho partecipato alla mia prima mostra collettiva ad Astano, ArtMisti. Da allora ho esposto in Ticino (Ponte Tresa, Lugano, Novaggio), in Italia (Milano, Genova e Venezia) e a Berna.
Traduzione testo critico a cura di Elena Colombo per Artist’s profiles contemporary art itineraries, Satura editore, marzo 2016
CRISTINA CALDERARA JAIME
Cristina Jaime Calderara è nata nel 1968 nel Canton Ticino, in Svizzera. Erede di una famiglia con forti propensioni per la creatività, sperimenta varie tecniche espressive ed espone in diversi prestigiosi contesti, in concorsi e mostre italiane ed elvetiche. Il volto come sintesi della linea diventa una metafora delle fasi lunari. L’individuo, come icona universale, s’inserisce così nei cicli naturali che regolano il tempo e le stagioni e le sottili modifiche di ciascun profilo si ripetono nell’esatta rappresentazione di un calendario biologico intuitivo. L’essenzialità delle forme si definisce grazie al solco nitido del contorno e si perde nella pienezza cromatica di uno sfondo che diventa riempimento. Dal primo al secondo stadio, l’identità si delinea, restando comunque nel concetto di maschera nuda, con una linea continua che traduce il movimento almeno quanto “La Danza” è un’interpretazione succintamente naïf della classicità ellenica. La ripetizione come perfezione decorativa (simile alle losanghe d’ispirazione liberty) non dà luogo alla fredda alienazione dell’omogeneità: ogni riproduzione in-fedele è l’incontro / completamento dell’Altro; l’eccesso dei colori come unica manifestazione psicologica che richiama le macchie di Rorscharch, sono i primari o la loro esplicita privazione a creare un’impressione astorica, che lascia cioè campo ad una narrativa totalizzante, aperta, volutamente senza finale, lasciando solo intuire la compattezza di un unicum opalescente, appena toccata dalle variazioni della luce. la complementarietà delle tinte crea giochi d’eleganza o forti contrasti complementari. Se invece prendiamo in considerazione solo la versione minimale del bianco e nero, restiamo comunque in quest’ottica dinamica che accosta i fotogrammi di una stessa sequenza, esattamente come accadeva negli studi seminali sulla cronofotografia. L’essere umano che incontra e duplica se stesso in una catena sequenziale dal crescendo al diminuendo armonico, nell’astrazione perfetta di una porta: i cassetti di Dalí, trasposizione visiva e tattile delle teorie di Freud, acquisiscono qui una fondamentale funzionalità spaziale. Attraverso il segno grafico più conciso l’individuo costruisce la propria struttura a partire da un linguaggio basilare che partiva dai pittogrammi rupestri. Non è una narrazione, ma piuttosto un riavvolgimento della Storia che rimette in contatto la Persona con le basi bio-narrative dello Spirito.
Testo critico a cura di Flavia Motolese per Profili d’Artisti percorsi d’arte contemporanea, Satura editore, 2019
CRISTINA CALDERARA JAIME
La ricerca artistica di Cristina Calderara Jaime si articola a partire da un intreccio tra gli archetipi culturali e visivi della creazione e i riferimenti alla mitologia. Le silhouette, che disegnando con un unico tratto continuo la figura nel suo profilo essenziale, diventano l’alfabeto di un immaginario iconografico che pone alla base la relazione tra corpi quale elemento di lettura ed interpretazione sociale e storiografica dell’umanità. È evidente il richiamo alle incisioni rupestri come scelta di espressività autentica e immediata: la figurazione ridotta a segno grafico semplifica concetti complessi connaturati alle dinamiche interpersonali ed evolutive. È una pittura dalla leggibilità plurima che mette in relazione, sul piano dell’immagine, la natura e l’artificio, la realtà e la mitologia classica, l’uomo e l’animale, procedendo per assonanze cognitive. Per capire noi stessi ritorniamo alle origini, ricercando i modelli primitivi fondamentali che hanno determinato la nostra identità e traslando sul piano mitologico l’esperienza quotidiana o spirituale, come avrebbe detto lo psicanalista statunitense James Hillman: “La Wirksamkeit del mito, la sua realtà consistono precisamente nel potere che gli è proprio di conquistare e influenzare la nostra vita psichica. I Greci lo sapevano molto bene, per questo non conobbero una psicologia del profondo e una psicopatologia, contrariamente a noi. Loro avevano i miti. […] Perciò la psicologia mostra i miti in vesti moderne, mentre i miti mostrano la nostra psicologia del profondo in vesti antiche”. La linea che definisce il contorno dei corpi essendo l’unico elemento disegnativo delle opere rimanda all’idea di interconnessione tra interiorità ed esteriorità, grazie alla tensione percettiva che viene attivata dagli sfondi materici e monocromi, risolti nel contrasto tra la levità degli scarti tonali e la forza delle concrezioni di pigmento depositate sulle superfici. L’evidenza che ricopre la figura umana è esplicita, sia quando l’artista si concentra sul rapporto uomo donna, sia quando i tratti morfologici evolvono verso connotazioni biformi e bestiali (il minotauro, il centauro). Vengono così rivelate le potenzialità primordiali dell’uomo di attingere a una forza altra, che trascende i suoi limiti fisici e psichici. Cristina Calderara Jaime dimostra di sentire il senso profondo della vita, nella sua multiformità e nei suoi cicli evolutivi, e di riuscire a tradurlo visivamente attraverso simbologie che, riconducendoci alla purezza iniziale, ci spiegano l'origine del mondo e le dinamiche comportamentali del presente.